Cammini Nella Psiche©: escursioni archetipiche nella natura

Cammini Nella Psiche© è un’opera d’arte immaginativa in cui la nostra psiche viene rappresentata camminando direttamente nell’ambiente naturale e nei suoi luoghi. È una serie di passeggiate archetipiche, che passano per strade e sentieri dei maggiori parchi dell’ambiente urbano e suburbano, attraverso torrenti sacri, boschi e cascate, antiche tombe, templi e luoghi di culto, rovine e città scomparse, ovvero i luoghi abitati dagli stessi dèi, spiriti e daimones che popolano il mondo delle immagini della psiche.

Partendo dall’”etica del camminare” iniziata dai romantici come narrazione della rêverie o sogno a occhi aperti, con un riferimento alle tecniche dell’outdoor setting e della mindfulness, abbiamo concepito un modo del tutto nuovo di fare escursionismo in modalità sia individuale che di gruppo. Utilizzando le conoscenze e i metodi della psicologia analitica archetipica, il partecipante viene portato a conoscere se stesso nei sentimenti, nelle emozioni e nei significati delle immagini psichiche che sono direttamente presenti sul territorio naturale nella forma di archetipi. Questi possono essere ad esempio piante e animali, fonti e specchi d’acqua, grotte e ponti, geometrie naturali e forme architettoniche, fenomeni metereologici e geomorfologici, fino alle storie e i miti che riecheggiano nei luoghi, e alle divinità o energie che li abitano e vengono spesso percepiti come presenze. In questo modo, viene stimolata ed attivata la capacità di visione in trasparenza, che caratterizza il ritiro delle proprie proiezioni patologiche sulle immagini della realtà esterna e sugli altri, portando l’individuo a ritrovare le proprie immagini e ri-conoscere la propria anima come facente parte dell’anima mundi, e così eventualmente favorendo la guarigione dalla sofferenza della psiche.

E’ altresì un cammino che, a un livello più avanzato, vuole porsi come terapeutico. Lo psicologo guida i partecipanti alla simbologia della natura e dei luoghi, che rispecchia allo stesso tempo la simbologia archetipica della “natura interiore” psichica. I partecipanti vengono accompagnati a riconoscere le sincronicità tra ciò che accade fuori e ciò che accade dentro di loro, e gli archetipi del percorso vengono ri-conosciuti come immagini psichiche e luoghi interiori. La loro attenzione viene collocata nel continuum spazio-temporale che intercorre tra la realtà esteriore e la realtà dell’anima, che in psicologia archetipica viene chiamato Unus Mundus. L’escursione diventa così una graduale nekyia, un Cammino tra la propria coscienza e la psiche inconscia collettiva. Lo psicologo si offrirà ai partecipanti come psicopompo di questo viaggio immaginale, e come organizzatore dei significati psicologici che si renderanno via via sempre più disponibili, accrescendo la loro conoscenza della sostanza archetipica della natura per prendere contatto con essa, e per estinguere eventuali paure personali, sintomi e problemi emotivi o relazionali.

Gli obiettivi di ciascuno dei Cammini Nella Psiche© sono quindi i seguenti:

  • educare alla propria psiche e fornire specifiche conoscenze formative;
  • accrescere la consapevolezza del significato simbolico delle proprie immagini psichiche e dei propri agiti;
  • aumentare l’equilibrio psicologico interiore attraverso una progressiva riabilitazione alla natura all’ambiguità delle sue manifestazioni;
  • sviluppare competenze psicofisiche ed emozionali, e capacità relazionali in situazioni ed esperienze differenti da quelle abituali;
  • aumentare la tolleranza allo stress e alla diversità ambientale e sociale;
  • attivare risorse ed energie utili ad attuare un cambiamento verso l’armonia di corpo, mente e psiche;
  • sviluppare la capacità di affrontare situazioni nuove o impreviste;
  • attivare un metodo di autoconsapevolezza e riflessione sulle proprie esperienze e reazioni;
  • fornire specifici metodi ed esercizi di rilassamento ed immaginazione;
  • sviluppare un’attenzione focalizzata alla cultura psicologica, all’ecologia e alle risorse ambientali del proprio territorio.

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Cammini Nella Psiche© si divide in due livelli di Cammino, ciascuno con interventi diversi:

  • Un livello Camminata, con interventi psicoeducativi e di introduzione al linguaggio archetipico dei luoghi e della natura;
  • Un livello Escursione, con interventi di tipo psicoterapeutico.

La psicoterapia esce dalla finestra dello studio dell’analista.

Questo fu l’invito che lasciò James Hillman negli ultimi decenni del secolo appena passato. La metafora di Hillman suggeriva il bisogno di Psiche d’uscire fuori dal confine protetto del setting analitico per tornare nel mondo, “là fuori” da dove essa muove e dove essa ci spinge a fare ritorno, nel suo logos infinito.

La psicoterapia è sempre stata un percorso che muove dalle prove, dai conflitti e dalle sofferenze percepite sempre come subite dall’esterno e vissute fin dentro al luogo interiore, il mondo delle immagini di cui ci parla Hillman nelle sue opere, che è anche il luogo della loro cura. Tale è il setting analitico: l’analista inizia il paziente a un viaggio interiore da cui si dovrà tornare diversi nella realtà quotidiana. Ciò che l’analisi porta a cambiare sono le proprie immagini psichiche, che vengono trasmutate in nuove immagini non più dolorose e inflazionate, ma ricche di nuovi significati utili a portare avanti il proprio percorso di individuazione.

È cioè la propria spontanea capacità immaginativa che viene educata nel percorso psicologico a riconoscere il valore e la bellezza delle varie parti di sé rimosse o in conflitto, e della realtà in cui già viviamo, anche laddove sembrava non esserci. Perché è nelle cose invisibili ma interiori ed essenziali, che noi possiamo raggiungere la nostra anima-psiche e riconnetterla all’anima del mondo. In analisi come ogni giorno, la psiche ci porta a “fare” nuove immagini: possiamo scoprire la bellezza di nuovi scenari e orizzonti, tanto esteriori quanto interiori, dapprima inimmaginati, e trovare in ogni cosa la bellezza invisibile all’occhio diurno. Ciò che si fa con l’analista dentro la sua stanza è metafora e specchio di ciò che si deve riportare “là fuori” nel mondo, perché il mondo “là fuori” è il mondo “qui dentro”.

Allora, con la metafora di “affacciarsi alla finestra”, Hillman esortava a non rinchiudersi nel setting analitico e a non trovare in esso solo difesa e rifugio dal mondo, ma a raggiungere la capacità di alzarsi e andare a vedere il mondo là fuori con quei nuovi occhi, attraverso quella “visione in trasparenza” che è la capacità di vedere e stare all’essenza invisibile, al significato delle cose come bellezza interiore, e di riuscire a vederla nelle proprie ombre così come le proiettiamo nell’anima del mondo. Riconoscere che il mondo esterno e quello interno sono l’uno specchio dell’altro non è solo lo scopo di un lavoro, quello di cambiare se stessi, ma è anche un mezzo per poter essere in grado di cambiare il mondo che ci circonda.

Camminare nella natura non basta senza un cammino interiore

Una interpretazione letterale del camminare, come di qualsiasi presunta pratica curativa, puo’ portare a pensare che basti fare una certa attività fisica, o anche allenarsi in particolari esercizi mentali, per ristabilire un equilibrio nella propria psiche. Siamo oggi abituati a credere che basti curare il mondo là fuori, incluso il proprio corpo, per curare il proprio mondo interiore. Già Jung metteva in guardia da un certo “junghismo”, ricordando che

si fa di tutto, anche le cose più strane, pur di sfuggire alla propria anima. Si compiono esercizi di Yoga indiano di qualsiasi osservanza, si seguono regimi alimentari, si impara a memoria la teosofia, si ripetono testi mistici della letteratura mondiale, tutto perché non si sa affrontare sé stessi, e perché a gente simile manca ogni fiducia che dalla loro anima possa scaturirne qualcosa di utile. Così gradatamente l’anima è diventata quella Nazareth dalla quale non può nascere nulla di buono; per questa ragione la si va cercando ai quattro venti, e quanto più è lontana e bizzarra, meglio è’ (C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Opere 9).

Così abbiamo vissuto l’epoca dei wanderlust, dei camminie dei travel bloggers, in parte ispirati alla generazione beat come rifiuto del mondo moderno, alla continua ricerca di sé stessi all’esterno, nel materiale e nell’esotico, cioè nell’eroico di un io che vuole essere sempre migliore e diverso. Abbiamo cercato di espandere la nostra coscienza, di ingrandire il nostro io e i suoi orizzonti fisici, ma non quelli interiori dell’anima-psiche: il “fare anima” hillmaniano è anzitutto un movimento verso il profondo per non essere solo fuga da sé e idealizzazione. ‘Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi’, scriveva Marcel Proust: l’uomo moderno ha letteralizzato la metafora del viaggio, che invece potrebbe sempre essere un viaggio alla riscoperta della propria natura nascosta e selvaggia, una nekya interiore in cui la ‘morte alchemica’ dell’io si rende necessaria alla caduta delle proprie proiezioni sul mondo esterno e al cambiamento. Il simbolo della riscoperta della natura nelle ultime generazioni è stato Christopher McCandless, il cui percorso involutivo viene raccontato nel bellissimo film Into the Wild, che termina con la sua prematura morte fisica, e quindi letterale. Il protagonista del film elabora una fuga dalla famiglia e dal mondo sociale per scoprire il valore del cammino e la vita nei boschi, nel tentativo di riscoprire la ‘propria’ natura. Il ritorno al selvaggio è stato in lui, come in tanti, vissuto come un rifiuto del proprio mondo e della propria realtà familiare, dovuto a un mancato riconoscimento delle immagini dolorose e delle parti interiori in conflitto, e alla loro elaborazione, che lo avrebbe piuttosto riportato a poter essere se stesso nel suo mondo e a realizzarsi nella sua società. In altre circostanze, senza scappare, troppo spesso nella nostra quotidianità rifiutiamo di affrontare il metaforico viaggio nel selvaggio mondo interiore, o lo scambiamo per un volo su un’isola tropicale o per una vacanza. Hillman ha invece esortato a migliorare il mondo anzitutto migliorando noi stessi, perché, come ha suggerito in ‘Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio‘, se il mondo ogni giorno peggiora è perché noi andiamo sempre peggio.

Allora, è con i Cammini Nella Psiche© che noi vogliamo rieducare a quello sguardo introspettivo per la natura, per ritrovare quegli occhi e quel sapere che ci permettono di abitare il mondo in armonia e sentirci parte di esso, per vivere la nostra vita in senso mitico e psicologico, e per ritrovare la vera bellezza di ciò che ci circonda ogni momento, che risiede nel significato delle immagini della nostra psiche.

Per maggiori informazioni sui Cammini Nella Psiche©, visita la nostra pagina Facebook.

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