L’immaginazione crea la realtà

Una mattina di mezz’estate mi sveglio e accendo il cellulare trovando sul mio account Instagram una serie di messaggi che un tale sconosciuto, di circa trent’anni, mi ha inviato durante la notte. Sono messaggi minatori, che vanno dal “so chi sei, ti ho scoperto” fino al “sto venendo a casa tua”. Preoccupato, gli rispondo di chiarirsi e casomai di chiamarmi.

Lui mi chiama e mi accusa di essere l’uomo che gli ha portato via la ragazza qualche tempo prima. La donna di cui parla sarebbe quella di alcune foto che ho pubblicato qualche tempo prima.

Il fatto è che io non conosco né lui né la sua ex ragazza. La ragazza ritratta nelle foto non si vede mai nel volto, è una silhouette perché le foto le ho scattate controluce, al tramonto. Perlopiù in luoghi e tempi distanti.

L’uomo però è sicuro di ciò che afferma: si tratta della sua fidanzata.

La cosa straordinaria è che ricostruisce in ogni dettaglio le circostanze in cui ho fatto le foto, come se mi conoscesse: immagina delle storie per spiegare come e perché la sua ex sia potuta stare in quel certo luogo e in quel certo momento insieme a me. Ha passato tutta la notte a guardare le mie foto e a immaginare la nostra storia d’amore.

E la cosa assurda è che tutto ciò che dice fila perfettamente! Non ho argomenti da controbattere se non “Guardi, se lo è sognato! Le giuro che io non conosco questa sua ex ragazza, e pergiunta deve capire che quella ritratta nelle foto che lei dice non è la stessa ragazza, in ogni foto c’è una donna diversa! Mia sorella, un’amica, una mia ex ragazza…”.

Non si tratta di un pazzo paranoico, ma di una persona perfettamente in grado di ragionare, pergiunta un uomo di successo. Mi racconta che la ex era come me: una psicologa. Che poi un giorno lo aveva lasciato, arrivando a chiedergli di sparire dalla sua vita perché lui continuava a cercarla. Era arrivata a bannarlo sui social e a bloccargli le chiamate. Mi racconta che prima, però, le aveva detto che era stata in ciascuno dei luoghi delle foto che io avevo scattato. Com’è possibile tutto questo? Inizio a pensare io stesso di trovarmi in un sogno. Chi è realmente questa donna? Cosa diavolo è successo?

Mi diventa chiaro che quest’uomo è dominato da un’immagine: l’archetipo dell’Anima. E inizio a capire tanto quest’archetipo quanto l’ombra attraente e sfuggente di quella donna in realtà mi riguardassero.

Mi domando come mai io stesso avessi pubblicato quelle immagini in passato: fotografie dove non si vede il volto della ragazza fotografata. Mi accorgo di averlo fatto spesso, e mi domando chi avesse rappresentato in realtà quell’ombra femminile nel tempo passato .

A questo punto mi accorgo, parlando con l’uomo, che una delle foto che avevo pubblicato non l’avevo scattata io, ma l’avevo presa da internet, così “a caso”… Mi accorgo di trovarmi in una grossa sincronicità: sto parlando con l’ex compagno di una donna di una foto che io stesso ho preso dal web perché somigliava incredibilmente alla mia ex ragazza, e quest’uomo mi ha contattato perché “per caso” era capitato sul mio profilo Instagram vedendo quella e altre foto nella notte. Tale fu la potenza di quell’immagine che, non potendo equivocarla, la psiche dell’uomo aveva iniziato a creare una storia che la spiegasse: la sincronicità stava per lui creando un nuovo senso e significato. Il fallimento della storia d’amore con la sua ragazza aveva preso allora il significato dell’amore per un altro.

Quell’altro sono io, uno psicologo come lei – forse per questo a lei più affine, così mi dice. Sono l’alter-ego di quest’uomo, sono la sua ombra. La donna, l’anima sua, sta ora insieme con chi, in quanto psicologo, puo’ parlarle (psyke+logos, “parlare dell’anima”). E lui in quel momento, attraverso di me, sta con lei parlando.

E proprio parlando, l’uomo capisce che quelle immagini sono diventate la sua realtà, e che la storia che ha immaginato è una trama per lui reale. Riesce a cogliere il senso di ciò che sta cercando: per ritrovare la sua anima deve farsi “psicologo” di se stesso. E alla fine mi dice che, forse, aveva proprio bisogno di parlare con uno psicologo per capire cosa fosse successo, per andare avanti.

Parlando con quest’uomo, mi sono visto dall’altra parte di uno specchio: che per lui distingueva la realtà dal sogno, ma allo stesso modo in cui lui in quel momento vi stava rispetto a me stesso. Si trattava del mio stesso sogno: ero stato io a pubblicare quelle foto, a fare quel sogno, a sognare quella donna ripetutamente. Stavamo entrambi ciascuno re-immaginando se stesso osservando la propria realtà nel proprio sogno.

L’uomo mi segue ancora su Instagram. Segue me, o forse segue l’immagine di quella donna o della sua Anima nelle mie foto.

Ho calcolato le probabilità che quest’evento potesse accadere: sarebbe stato molto più probabile vincere al Superenalotto o una nevicata in agosto.

La morale di questa storia è che le coincidenze significative (sincronicità) che accadono nella nostra vita sono il modo in cui ogni tanto ci rendiamo conto che viviamo in un unico, grande sogno, dove la realtà che viviamo è fatta di ciò che noi immaginiamo. La realtà è fatta delle immagini della nostra psiche: cambiando le nostre immagini e il nostro modo di immaginarla, noi modifichiamo anche la realtà che ci circonda.

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